Dal Macro al Micro – IV Incontro, “Efficientamento energetico, aziendale e domestico”
relatore dott. Claudio Pini, economista e imprenditore
Il quarto incontro del ciclo “Dal Macro al Micro” si è tenuto sabato 28 settembre. Il tema trattato, cioè l’efficientamento, è di estrema attualità, e il relatore Claudio Pini l’ha affrontato con grande professionalità, facendo delle premesse doverose per inquadrare opportunamente l’argomento.
Solare fotovoltaico: il cavallo di battaglia dell’efficientamento energetico
Gli impianti fotovoltaici sono andati incontro a una diffusione senza precedenti negli ultimi anni, e stanno diventando estremamente competitivi anche per il cosiddetto efficientamento aziendale. I problemi di questa fonte rinnovabile rimangono sostanzialmente due: la distribuzione dell’energia prodotta e la sua intermittenza, con il tema dell’accumulo energetico che ne deriva. A questo proposito, come abbiamo imparato molto bene a seguito dello scoppio del conflitto russo-ucraino, è da rimarcare l’importanza della diversificazione energetica (che porta con sé la molto desiderabile diversificazione dei rischi), ricordando ai lettori che agli impianti solari fotovoltaici possono essere affiancate altre fonti rinnovabili quali il microeolico e il geotermico. Ricordiamo, infine, che il nostro paese ha un’importantissima tradizione nell’ambito dell’energia idroelettrica (anche se con qualche episodio estremamente spiacevole, come il disastro del Vajont del 9 ottobre 1963).
A che punto è l’Italia?
Il nostro paese, in netta controtendenza rispetto a quello che si è spesso osservato ultimamente in merito alla ricezione delle direttive europee a livello nazionale, ha fatto un lavoro eccezionale per i decreti attuativi per la realizzazione delle cosiddette comunità energetiche sul territorio italiano. Anzi, dopo una fase sperimentale, in Italia la direttiva europea sulle comunità energetiche è stata implementata come nessun altro membro dell’Unione Europea è riuscito a fare.
Efficientamento energetico: una questione di autonomia e risparmio
Le comunità energetiche rappresentano un grosso passo in avanti per quanto riguarda l’efficientamento. Il parallelo più facile per comprendere il senso delle comunità energetiche è quello dei prodotti a chilometro zero. Il prodotto scambiato nella comunità energetica è l’energia elettrica: l’impostazione della comunità porta a un forte incentivo verso la produzione locale. Quando si entra a far parte di una comunità energetica, si è sottoposti a un tipo di pressione che dovrebbe indurre a un cambiamento positivo del comportamento di consumo energetico, favorendo l’autonomia e il risparmio. Questo è possibile perché la realizzazione della comunità energetica si basa sul presupposto che il potere economico deve sottostare al potere politico-legislativo, in netta controtendenza rispetto all’idea del mercato libero: il sistema non si regola da solo e l’intervento pubblico è necessario.
Comunità energetiche: principi base
Come si fa a ottenere questo effetto all’interno della comunità energetica? Stabilendo un criterio estremamente semplice per stabilire l’entità dei contributi elargiti a favore della comunità stessa: tanto maggiore è lo scambio energetico all’interno della comunità, tanto maggiori sono i contributi. Questo vale anche per coloro che, all’interno della comunità, si configurano esclusivamente come consumatori (e non come “prosumer”, cioè produttori/consumatori). Grazie anche a centraline intelligenti che analizzano produzione, consumo, e flussi energetici all’interno della comunità, ai consumatori viene suggerito come modificare il proprio comportamento di consumo in modo da ottimizzare al massimo gli scambi energetici all’interno della comunità.
Tanta luce… ma ci sono ancora zone d’ombra
Il relatore ha portato all’attenzione numerosi aspetti dell’attuale congiuntura socioeconomica globale che devono essere trattati con la massima serietà. Le domande a cui dare risposta sono davvero tante, e di seguito ne sono riportate solo alcune:
- Come dobbiamo affrontare il problema degli eventi climatici estremi?
- Com’è possibile che molti Stati, tra cui il nostro, incentivino ancora i combustibili fossili?
- È davvero pensabile di eliminare completamente i motori a combustione interna dal mercato entro il 2035? Che dire della combustione dell’idrogeno?
- Si riuscirà a legiferare in modo da impedire che l’efficientamento energetico diventi un business in cui l’interesse al profitto domina sull’interesse all’utilità sociale?
- Ha senso incentivare l’efficientamento energetico senza affiancare ad esso un percorso culturale per ridurre il consumo energetico globale? L’efficientamento non dovrebbe servire per fare più cose, ma per fare meglio quelle davvero necessarie (ritorno alla sobrietà).
- Esiste il tema dell’eccesso di produzione energetica? Si vedano i recenti episodi di energia venduta a prezzo negativo.
- Il concetto di efficientamento energetico può davvero essere implementato efficacemente senza il passaggio epocale da politiche globali di competizione a quelle di cooperazione?
- Il nostro retaggio giudaico-cristiano (“Porro unum necessarium est: animam serbare”, cioè “la cosa più importante è salvare l’anima”), che privilegia l’individuo rispetto alla società, è compatibile con il tipo di transizione culturale a cui dovremmo aspirare?
Queste sono solo alcune delle questioni su cui sarebbe opportuno riflettere approfonditamente, sia come singoli individui, sia come parte della società.
Per approfondimenti:
https://www.cercittadeifiori.it
Simone Potenti